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Forte di un successo editoriale strepitoso – i suoi libri hanno superato 1 milione di copie vendute in Germania – sbarca in Italia Nele Neuhaus, con il thriller “Biancaneve deve morire”, edito da Giano (€ 18). Gli ingredienti giusti ci sono tutti: un paesino dove tutti si conoscono, due ragazze misteriosamente scomparse, un colpevole non colpevole che sconta 10 anni di galera e che, all’uscita dal carcere, rimette in subbuglio il borgo. Perché c’è una verità nascosta che tanti non vogliono veder riaffiorare. A indagare sul caso, Oliver von Bodenstein e Pia Kirchhoff, i due detective nati dalla fantasia della scrittrice e presenti in tutti i suoi romanzi. Abbiamo incontrato Nele Neuhaus a Milano, tappa di un tour promozionale italiano del suo libro.

-Come è nata la sua passione per la scrittura?

Ho scritto la mia prima storia a 5 anni. Da ragazzina riempivo quaderni di scuola con racconti. Il mio primo romanzo l’ho scritto nel 1995, quando avevo circa 30 anni. Ho scoperto che mi piaceva tantissimo escogitare le storie: partire da una morte e passo per passo arrivare alla scoperta del colpevole.

-"Biancaneve deve morire" è un bestseller, i thriller spopolano. Secondo lei, quale fascino esercita il delitto sul lettore?

Non penso che i lettori siano attratti dal delitto in sé, ma dai motivi per i quali una persona normale in circostanze particolari può arrivare a uccidere pensando di non avere altra via d’uscita. I gialli hanno successo perché hanno questo aspetto umano, il contesto è realistico, e in più ci sono la tensione della suspence e la caccia al colpevole.

-Il suo romanzo è ambientato in un paesino che si chiama Altenhain, che esiste veramente. Qual è stata la reazione della gente che ci abita?

Occorre fare una premessa: io e mio marito abbiamo un azienda di lavorazione delle carni, dove anch’io lavoro. Ho tanti clienti, che abitano anche ad Altenhain. E ogni giorno, per andare al lavoro, ci passo in macchina. Quando ho iniziato a scrivere, volevo ambientare la storia in un paesino. Il Gallo d’Oro, i negozi, le vie che vedevo ad Altenhain sono diventati lo scenario. Quando il libro è uscito, mi sono detta “non potrò più passare da lì, la gente mi tirerà i pomodori!”. In realtà, gli abitanti si sono dimostrati entusiasti e orgogliosi. Altenhain si è garantito una fama mondiale: in Corea, in questo momento, il libro è in cima alle classifiche di vendita, e ora esce anche in Italia...

-Come è riuscita a conciliare il lavoro in azienda con l’attività di scrittrice?

Scrivere è sempre stato il mio hobby, insieme alla passione per i cavalli. Sono entrata in azienda a 21 anni. Mio marito non legge, e non ha mai letto nessuno dei miei libri. Anzi, mi ha sempre derisa per il mio desiderio di diventare scrittrice. Era quasi diventata una sfida con lui: volevo dimostrargli ci sarei riuscita. Tra l’azienda e i cavalli, ero molto impegnata... Poi, è comparsa sulla scena mia suocera: mio marito ha iniziato a dedicare del tempo a lei tutti i giorni, e io ho potuto ritagliarmi del tempo per scrivere. Oggi divido la mia giornata fra lavoro in ditta, al mattino, e scrittura, al pomeriggio.

-Ha già un nuovo progetto nel cassetto?

In Germania al momento sto promuovendo il il quinto romanzo che ha per protagonisti Oliver e Pia. Ma ho già scritto la bozza dei sesto. Non scrivo solo gialli: a luglio, è in uscita il mio secondo romanzo per ragazzi. E "Biancaneve deve morire" diventerà presto un film.